E' attesa a ore la decisione del presidente brasiliano Lula sull'estradizione di Cesare Battisti, l'ex terrorista rosso dei Pac condannato in Italia per quattro omicidi. Indiscrezioni rilanciate dal quotidiano brasiliano O Globo farebbero propendere per il diniego dell'estradizione e per la concessone dell'asilo politico. Una voce sempre più insistente, che prende corpo scatenando aspre polemiche.
"Questa presa in giro mi fa davvero arrabbiare. Non impugnerò la pistola, sarebbe stupido e troppo facile. Ma qualcosa di forte farò. Voglio indire una manifestazione di piazza a Roma per il diritto alla giustizia. Io chiedo soltanto che chi è stato condannato da un tribunale legittimo sconti la sua pena: l'abbiamo detto in tutti i modi, anche in portoghese. Ma evidentemente non basta ancora. Non mi fermerò, ho il dovere di farlo per i cittadini onesti e normali". Così afferma in una intervista alla Stampa Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi, il gioielliere ucciso il 16 febbraio 1979 da un commando dei Pac di Battisti e che nell'agguato venne ferito gravemente e rimase paralizzato. Torregiani sostiene che "questa non è una mia battaglia personale: non tornerò certo a camminare se Battisti resterà in carcere. Però non si deve creare il rischio che domani un qualunque delinquente possa chiedere asilo politico per non restare in prigione. E Cesare Battisti è un delinquente, non lo dico io ma lo stabilisce la sentenza del tribunale: non c'è una ragione politica che giustifichi degli omicidi". E prosegue: "Chi ci assicura che magari questa decisione del Brasile non rientri, per esempio, nell'ambito di qualche accordo commerciale? Ci sono tanti personaggi che ruotano attorno a Lula e che lui deve rispettare nell'elite della sinistra altolocata. Com'è successo in Francia, del resto".
Aggiunge: "Visto che l'azione del governo dopo quattro anni non ha portato a nulla, bisogna dare una spinta diversa e far vedere ai brasiliani come la pensano gli italiani, quelli veri, le persone comuni che rappresentano il nostro Paese". E dice che sono d'accordo gli altri familiari delle vittime dei Pac: "Ci siamo sentiti per gli auguri di Natale. Di solito quando accadono giornate come queste non ci chiamiamo: è inutile, ognuno s'indigna a modo proprio, ma siamo d'accordo sulla linea da tenere. Si è visto in tutti questi anni: vorrà ben dire qualcosa".
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