Il ministro della Camera Gianfranco Fini non vuole nemmeno sentire parlare delle proprie dimissioni. Un'ipotesi che scarta con decisione, a maggior ragione dopo il mezzo flop delle nuove carte provenienti dal paradiso fiscale di Santa Lucia sulle quali il ministero degli Esteri ha riferito in Senato. Documenti che la procura di Roma, dopo averli ricevuti dal titolare della Farnesina, ha giudicato "irrilevanti" per il thema decidendum dell'indagine aperta per truffa aggravata a carico dello stesso Fini e dell'ex tesoriere di An Pontone.
Il capogruppo Fli alla Camera, Italo Bocchino, ha ribadito con chiarezza il concetto: "Ma se lo scordi Berlusconi che Fini si dimetta, se lo scordi proprio". Senza rinunciare a una stoccata al ministro Frattini, ormai ribattezzato dai finiani "il fattorino del premier". Eppure a chiedere le dimissioni del presidente della Camera non è più solo il Pdl, che è tornato a sollevare oggi la questione per bocca del capogruppo a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto.
Anche Giuseppe Fioroni, esponente dell'area MoDem dei Ds ha chiesto le dimissioni congiunte del presidente della Camera e di Berlusconi, sostenendo che entrambi devono fare un passo indietro per far fare un passo avanti all'Italia". Un uscita subito frenata dal segretario Ds Bersani, concentrato sulla campagna della raccolta di firme anti-premier.
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