L'ex brigatista Giuseppe di Cecco ha vinto oggi il suo ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo contro lo Stato italiano. La Corte ha stabilito che le autorità italiane hanno violato il diritto alla segretezza della corrispondenza dell'ex brigatista mentre era in carcere ed ha disposto che lo Stato italiano versi a Di Cecco 2 mila euro, la metà per danni morali, il resto a copertura delle spese legali sostenute. Di Cecco fu condannato a 25 anni di reclusione ed ha finito di scontare la pena nel 2008. In particolare, i giudici di Strasburgo hanno rilevato che nonostante con l'introduzione della legge 95 del 2004 venisse esclusa dal controllo la corrispondenza con il proprio avvocato e con organismi come la Corte dei diritti dell'uomo, queste comunicazioni nel caso dell'ex brigatista sono state invece sottoposte al controllo da parte delle autorità penitenziarie.
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