Tremila persone in tre giorni. A tanto ammontano gli immigrati sbarcati nelle ultime ore a Lampedusa. La caduta dei regimi di Ben Ali in Tunisia e di Mubarak in Egitto sembra aver innescato un imponente flusso migratorio verso l’Italia. Non solo: oggi anche gli algerini sono scesi in piazza contro Bouteflika, mentre per il 17 febbraio si sono dati appuntamento in piazza perfino gli oppositori di Gheddafi in Libia. Tutti regimi bene o male filo-occidentali, con i quali l’Italia aveva firmato importanti accordi per il controllo dell’immigrazione: ora, dopo i saccheggi, le fughe di massa dalle carceri e l’allentamento dei controlli da parte della polizia locale, la protesta rischia di trasformarsi in fuga di massa verso le nostre coste. A Lampedusa la situazione è drammatica: gli immigrati sono ammassati sui moli del porticciolo dell’isola, vista la chiusura del Centro di prima accoglienza decretata in seguito alla fine degli sbarchi dopo l’accordo con la Libia. Gli immigrati, in gran parte giovani di nazionalità tunisina, parlano di centinaia di persone pronte a partire dal porto di Sfax, approfittando dell’anarchia che da giorni imperversa nel paese. Più della metà degli oltre 3mila clandestini è stata trasferita via mare o aereo nei Cie del Sud Italia. Il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza umanitaria: nelle prossime ore è atteso l’arrivo a Lampedusa del capo della Protezione Civile Franco Gabrielli, che coordinerà gli interventi sul posto. Secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni, “c’è il rischio che gli ultimi sbarchi sulle coste italiane in questi giorni abbiamo portato molti evasi dalle carceri, e che vi possano essere degli infiltrati di Al Qaeda del Maghreb”, evidenziando anche “la difficoltà di attuare procedure di rimpatrio verso alcune nazioni dell’area in quanto ora tutti si dichiarano rifugiati politici e chiedono asilo”. Maroni ha chiesto “il coinvolgimento dell’Unione Europea, perché gli strumenti necessari per porre rimedio a questa situazione non possono essere messi in campo solo dall’Italia”. Tramite il ministro degli Esteri Franco Frattini l’Italia ha quindi chiesto l’immediato dispiegamento di una missione Frontex per le attività di pattugliamento e intercettazione nel Canale di Sicilia. Mentre per la prossima settimana è atteso l’arrivo a Roma del nuovo ministro degli Esteri tunisino per concordare le procedure di rimpatrio dei nuovi arrivati. (Massimo Lanari)
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