Vedere Rafa Nadal in allenamento prima della finale di Monte Carlo, ti fa capire molte cose del suo successo. Un bel sole bacia stamattina il Principato, poco vento e poco caldo, condizioni praticamente ideali per giocare a tennis. Alle 11 in punto entra sul centrale il burbero Toni Nadal, seguito da Carlos Costa e poi Rafa, di verde vestito. Palleggia prima blando poi furioso col "povero" Ballaret, sballottato da una parte e dell'altra, arrancando nel cercare di rimettere una palla lunga e costante al toro scatenato. Rafa in allenamento cerca sempre di tirare "a tutta" perché segue la tecnica di ricercare la massima velocità, la miglior scioltezza del braccio, per poi via via trovare il controllo. E' un modo non del tutto ortodosso (almeno secondo i canoni "classici" dell'allenamento), ma ha un fondo di verità, anzi di praticità molto interessante. In partita, vuoi per la tensione e vuoi per mille fattori, si è sempre un po' più contratti; ricercare nell'allenamento pre-match la massima velocità di braccio e di palla è come "pulire il motore", fallo andare a tutta per poi trovare durante il match la giusta velocità di crocierà, tipo all'80% di quello raggiunto in allenamento. E' un buon modo di trovare poi in partita la giusta capacità di spinta ma sempre in controllo. Provatelo, amanti del tennis, magari ne trarrete beneficio. La parte più significativa del suo allenamento è stata quella finale, il lavoro sul servizio. E' il colpo di relativa debolezza dell'iberico, quello meno naturale, quello che ha trovato per ultimo, e che anzi secondo Zio Toni (il suo allenatore) ancora non ha trovato. All'inizio Rafa ha tirato almeno 30 servizi tra lunghi e a rete. S'è quindi messo a parlottare fitto fitto con lo zio, e quindi ha iniziato a tirare palle prima più lavorate, poi ancora tese, trovando via via la giustezza, e quindi la riga. Negli ultimi minuti dell'allenamento, madido di sudore, ha bersagliato la riga centrale e poi quella laterale con la sua solita veemenza, pizzicandola senza pietà. Tutto questa fase è durata non meno 30 minuti, durante i quali instancabilmente ha servito e servito, raccattando da solo decine di palle poi sparate in aria con violenza, insistendo sullo stesso angolo e sulla stessa esecuzione fino a trovarla con continuità, fino a trovare il ritmo. Tutto questo si racchiude in una singola parola: perfezione. La ricerca della perfezione. La fatica che emanava (ebbene si, anche Rafa dura fatica..) è il simbolo del suo successo, della sua ferrea volontà di farcela, di trovare il giusto feeling in questo colpo prima dell'inizio della finale. La classe di Nadal si racchiude in mille aspetti: talento, forza fisica, abnegazione, intelligenza tattica, coraggio e tanto altro. Ma la voglia, sempre e comunque, di affinarsi, di trovare la miglior condizione in tutti gli aspetti del gioco sono da prendere ad esempio per tutti. E non solo per chi pratica il tennis. (Foto di Marco Mazzoni)
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